Fino alla metà degli anni 90 molti occidentali che vivevano e/o lavoravano in Thailandia, per rimanere in regola con il visto di soggiorno uscivano dal paese prima della scadenza del permesso. Entravano semplicemente in un paese confinante con la Thailandia, e si recavano presso l’ambasciata thailandese o al consolato più vicino per richiedere un nuovo visto per poi rientrare nuovamente in Thailandia. Molte persone affrontavano questo tipo di viaggio 4 volte all’anno che ben presto divenne noto come “visa run “.
Molti stranieri residenti in Thailandia, hanno fatto questo per anni, più precisamente per tutta la durata del loro passaporto; 10 anni.

Spesso questi farang (così vengono chiamati gli stranieri in Thailandia) usavano i visti turistici per uno scopo diverso da quello a cui erano destinati. Le autorità thailandesi negli anni 90 avevano una politica sull’ immigrazione “rilassante” e chiudevano spesso un occhio. L’importante era essere cittadini onesti e anche quando era evidente che il visto turistico in realtà veniva usato per motivi di lavoro le autorità preposte all’immigrazione non creavano alcun problema. Ma con il passare del tempo gli stranieri che affrontavano numerosi viaggi per procurarsi un nuovo visto si stancarono del sistema, che risultava al quanto noioso e decisamente scomodo. Alcuni astuti uomini d’affari hanno così iniziato a proporre un nuovo servizio visti, che non obbligasse il proprietario del passaporto ad uscire dal paese. Per i farang diventava così facile procurarsi un nuovo visto legale al 100% ma procurato in maniera clandestina.
Il costo del nuovo servizio variava. Per un visto turistico il costo si aggirava attorno i 3.000 baht (la moneta ufficiale della Thailandia) semplicemente per inviare il passaporto fuori del paese. Per il visto no-immigran B c’era un supplemento di 3.000 – 4.000 baht, il che significa un costo totale di 6.000 – 7.000 baht.
Il vantaggio di inviare il passaporto fuori dal paese è che il titolare del passaporto poteva rimanere in Thailandia continuando la propria vacanza o lavoro, senza affrontare il fastidio del viaggio e le spese per soggiornare fuori del paese. Le organizzazioni preposte a offrire questo singolare servizio, pubblicizzavano nella sezione annunci del Bangkok Post e altri giornali popolari questo affare durato per molti anni in modo del tutto indisturbato.
La principale società si chiamava Thai Visa, con un ufficio in Soi Sukhumvit 23 gestito professionalmente da uno svedese e dalla moglie thailandese. Si trattava di un business portato avanti in grande stile con l’appoggio di altre società. Quanto stava avvenendo era effettivamente illegale. Ovviamente i giornalisti del Bangkok Post o redattori non erano al corrente di come si svolgevano esattamente i fatti.
Il modo in cui i passaporti venivano spediti all’estero era il seguente: un cliente presentava il proprio passaporto alla società incaricata che tramite un servizio di posta celere (EMS servizio di alta velocità rintracciabile) spediva il passaporto al sud della Thailandia, dove un agente prendeva in carico un mucchio di passaporti di altri clienti e con essi attraversava il confine. Questo agente viaggiava su un bus turistico insieme a molti stranieri che non scendevano dal mini-bus, i funzionari dell’immigrazione su ciascun lato del confine mettevano semplicemente il timbro sui passaporti , in questo modo risultava che il cliente usciva dalla Thailandia e rientrava nel paese attraverso la Malesia.
Il passaporto veniva poi rimandato a Bangkok da EMS (posta celere) dove arrivava il giorno successivo. Se invece il titolare del passaporto aveva bisogno di un visto consolare e non solo il timbro di frontiera, quindi un visto del tutto nuovo, questo poteva essere acquistato presso un consolato o un’ambasciata fuori dalla thailandia. Il passaporto veniva mandato al consolato thailandese di Penang, dove il visto sarebbe stato applicato, senza che realtà il proprietario del passaporto fosse visto dal personale dell’ambasciata. Il passaporto continuava poi il suo viaggio di ritorno attraverso il confine, tornando in ufficio a Bangkok, dove il suo proprietario poteva in tutta tranquillità ritirarlo.
Ci sono stati molti businesses con questo servizio che a quanto pare veniva gestito senza problemi. Il primo colpo grosso per il industria sui visti è stato verso la fine dell’anno 2000, quando la situazione familiare dello svedese era peggiorata, avendo avuto un grande litigio con la moglie thailandese che ha tra le altre cose fracassato l’intera facciata di vetro del Thai shophouse Visa.
La moglie sapeva degli affari fruttuosi del marito e dopo il litigio non ha voluto conciliare il loro rapporto, informando la polizia di quanto avveniva. Lo svedese in seguito alla denuncia è stato arrestato e successivamente espulso dal paese e inserito in una lista nera (anche se corre voce che qualche tempo dopo era tornato in Thailandia).
Intanto i clienti ricorrenti dovevano ritirare i loro passaporti ed erano confusi quando trovarono lo Shophouse chiuso, senza alcun biglietto sulla porta per spiegare quello che era inspiegabilmente successo! Questa vicenda è stata ripresa dai giornali in lingua inglese ed è diventata un importante punto di dibattito sui forum online più popolari del momento. Anche se non sapremo mai il numero esatto, si dice che i passaporti di circa 30 farang erano al momento dell’ arrestato da qualche parte in transito tra la Malesia e la Thailandia. Alla fine fortunatamente tutti i passaporti sono stati restituiti ai loro proprietari, senza che questi subissero sanzioni penali.
Dopo questa vicenda in Thailandia iniziava l’era dei timbri falsi, i visti di entrata e di uscita però non venivano registrati nel computer dell’ufficio immigrazione. Nel caso del famigerato caso; Visti Khao San Road, dove i visti procurati ai farang erano molto chiaramente falsi, quando questi viaggiatori realmente uscivano dal paese sul computer dell’ ufficio immigrazione non cera traccia dei visti!
L’abuso dei visti facili da parte degli stranieri ha reso oggi più difficile il soggiorno per coloro che desiderano restare in Thailandia per lunghi periodi di tempo. Se le cose fossero rimaste come ai bei vecchi tempi, non ci sarebbe alcun bisogno di questa sezione del sito!