Sono migliaia i profughi di etnia karen che sono fuggiti dal Myanmar cercando rifugio in Thailandia.
I Karen sono un gruppo etnico situato soprattutto in Birmania, esseri umani ancora oggi torturati dal regime birmano e costretti a lavorare come schiavi nei campi.
Da novembre dello scorso anno i civili di etnia Karen sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni a causa dei combattimenti tra i ribelli Karen e l’esercito di Myanmar che arruola anche soldati minorenni.
Oggi la Thailandia ospita circa 150.000 rifugiati fuggiti dalla guerra. Circa 9.000 esiliati birmani sopravvivono in accampamenti di fortuna, costretti a vivere di solo riso e lo stretto indispensabile per non morire. Sono profughi dimenticati da tutti, tra loro molte donne anziane e bambini piccoli indeboliti dalla malnutrizione e quindi molto più a rischio di morire di malattie.
Molti di loro hanno espresso il desiderio di tornare ai loro villaggi nello Stato Karen, ma a causa delle mine antiuomo disseminate da entrambi i fronti lungo il confine con la Thailandia, un rientro è da considerarsi particolarmente pericoloso.
Negli ultimi quindici anni, l’esercito birmano ha distrutto più di 3000 villaggi, compiendo abusi e violenze contro le donne per soggiogare senza pietà i gruppi etnici.
Intanto San Suu Kyi, leader del principale partito di opposizione del Myanmar e premio Nobel per la Pace, lancia un appello all’Italia affinché la comunità internazionale continui ad appoggiare la sua battaglia per la libertà, dopo che il primo ministro birmano, il generale in pensione Than Shwe, è stato designato nuovo presidente del Paese.
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