La forma più grave di malaria, causa della morte di circa 2 milioni di persone ogni anno in tutto il mondo, si deve al protozoo Plasmodium falciparum. Purtroppo ufficialmente anche alcune zone della Thailandia sono ancora oggi considerate a rischio malaria, tuttavia la probabilità di sviluppare questa malattia febbrile durante un viaggio nel paese del sorriso è davvero minima.
– Contagio, zone a rischio e sintomi della malattia
L’infezione si trasmette attraverso la puntura delle zanzare del genere Anopheles, diffuse nelle zone della provincia di Trat, lungo il confine cambogiano, inclusa in quest’area anche l’isola di Ko Chang. I sintomi principali della malaria sono brividi, febbre, sudorazione, mal di testa, dolori, nausea e vomito.
– Altre aree della Thailandia considerate più a rischio sono: la provincia settentrionale di Kanchanaburi, in particolare il Thung Yai Naresuan National Park, le zone boschive al confine con la Birmania (Myanmar), Cambogia e Laos e le aree boschive nei distretti di Phang Nga e Phuket. Nessun problema nella città di Bangkok, Chiang Mai, Chiang Rai, Koh Phangan, Koh Samui, Pattaya, Phang Nga, e Phuket.
Ricordiamo infine che nel mondo la malaria, insieme a tubercolosi e AIDS, causa la metà delle morti annue per malattie infettive; dati dell’OMS indicano che, ogni anno, da 300 a 500 milioni di persone si infettano con il plasmodio, e che ne muoiono da 1,5 a 2,7 milioni.
Nel Settecento si credeva che la malaria fosse dovuta all’ aria cattiva, la “mal aria” appunto, che si respirava in estate nelle zone umide e paludose. In realtà, quelle sono le aree dove nella stagione calda si riproduce la zanzara che oggi si sa essere responsabile della malattia.
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